mercoledì 14 aprile 2010

e raggiungere Dio.

Le borse scendevano dal cielo. Un cielo azzurro, sporco di bianco.
Passeggiava serena con i suoi lunghi capelli, pieni di luce. Mi soffermai anch'io ad osservarla, era
d'una bellezza inumana. Sfilò allora il suo pettine d'oro dalla tasca e ne leccò la punta. Rise.
In quella giornata di confusione tutto sembrava fermo. C'era spazio per lei.
La canzone del momento volava fra orecchini, pentole e dischi. Qualcuno canticchiava, altri avvicinavano qualche signora urlando.
Lui passeggiava con gli occhi bassi ma so che la tristezza non lo sfiorava.
Estrasse un coltello ben affilato dalla sua giacca beige. Lo puntò fra i seni di lei, immobile. Impassibile. Senza paura. Un impari duello, direste.
Un gioco di mani e occhi, di carezze e lacrime.
Uomini tutti uguali avevano formato un cerchio lì attorno. Fascino e paura: questi i sentimenti.
Lì il sole, vicino l'ombra, lontano il buio. L'immagine era bloccata.
La bocca di Tom, il venditore di tovaglie, era rimasta irrigidita e aperta.
Lara teneva ancora quellle monetine in mano, aspettava silenziosa che il negro la facesse pagare.
Anna rimboccava le maniche del suo sporco camice. Il suo rozzo marito mangiava frettolosamente l'hot dog. La maionese sporcava il tavolo rosso. Fu il primo a muoversi.
La musica, di lì a poco, ripartì.
Pensò bene di ripagare il suo coraggio. Spinse dentro il coltello non senza tremare.
Niente di rosso.

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