sabato 6 agosto 2011

Un giorno ce ne andiamo.
Ci sediamo al tavolino di un bar e parliamo per anni.

venerdì 22 luglio 2011

ed avevamo gli occhi troppo belli

Quella notte passaggiavamo per St Michel. Era pieno di luci e di colori e la gente era davvero giovane e viva. Entravamo in un locale qualsiasi, continuando scambiarci parole vuote e sguardi. "deux bières, s'il vous plait" e riprendevamo a ridere. Mangiavamo seduti sui gradini con addosso dei vestiti troppo belli per noi. Ci guardavano gli altri e so che avrebbero voluto sederci accanto. Mi piaceva quell'invidia leggera e momentanea. Poi c'era chi guardava giù senza sorridere.. "gli stessi che non alzavano gli occhi davanti a Notre Dame", dicevi.

Quella mattina, mentre passeggiavamo per St Michel, sentivo il suono dei miei passi ed ero sicura che sarei sempre rimasta lì. Gli occhi mi brilavano ed non desideravo altro che quelle immagini rimanessero nitide nella mia memoria. E i rumori. E quel silenzio. Avrei voluto che il tempo si fermasse, che i nostri movimenti si ripetessero all'infinito. "Mademoiselle, vous avez le feu?"
"Oui, monsieur!" e un sorriso. Sanno tutti che la prima sigaretta della giornata è la migliore.
I negozi di souvenir erano chiusi, non c'erano turisti e sentivamo Parigi un po' nostra. Sentivo la complicità che c'era. Avevamo gli stessi occhi di chi stava per iniziare a lavora. Eravamo lì, uguali a loro. Non so se mai riuscirò ad amare allo stesso modo un altro quartiere, un'altra città. La terra in cui vivo non potrò mai confonderla, ogni volta che tornerò saprò di essere a casa. Poi, quella mattina, spendemmo in taxì tutto quello che avevamo risparmiato la sera prima. Mentre attraversavamo la Senna ho visto per un attimo Notre Dame. Un uomo parlava alla radio e tutto cominciava da capo.


(In Foto Arianna)

mercoledì 9 marzo 2011

non credo davvero che quel tempo ritorni

contava i battiti del suo cuore e le tremavano le mani.
si afferrava le gambe e avrebbe voluto che tutto finisse.
sembrava che il legno della sedia stesse per cedere. ma lei è forte, vi pare

tu bevevi il tuo the guardando lo schermo della tv. ti distraevi pur di non tenere gli occhi sul solito libro.
così ti guardi i polsi. i tuoi meravigliosi polsi.
l'estate ti torna negli occhi fin quando anche fuori vedon che piove.
c'era un uomo alto e magro che sapeva raccontare storie.
aveva il meraviglioso dentro al cuore.
saliva le scale a perdi fiato per poi sorridere alle tue labbra e baciarti.

eri tornata da lontano e avevi tanto da dire ma allora dovevi ascoltare e ridere di tanto in tanto.

lei si era bagnata i capelli perchè lì, nel verde lontano, pioveva anche d'estate. però sapeva correre e sapeva ridere.

adesso tu scrivi lettere, lettere malinconiche e lettere d'amore. lettere piene di te e di speranza.
qui sei solo, piangi per qualche goccia di sangue e ti rattrista un brutto voto.
bisogna vivere lontanto.



io non ho tempo per morire più di una volta.

(In foto Nicole e Roberto)

giovedì 16 dicembre 2010

era la grandine a dettare

Conversazione tra me e la sedia occupata al mio fianco.

Il francese ci è sempre piaciuto. Ora di francese.

"Dovete fare silenzio! Non è possibile fare lezioni in questa classe, insomma!"

Se non possiamo parlare con la bocca, ci scriviamo. Tutto qui.

Perchè veniamo a scuola?

Mio padre lo vuole, io gli voglio bene. Lavora quasi soltanto per questo. Vorrei stare a casa, con della musica. Vorrei passare le giornate a leggere e ad impare qualcosa che sia arte, politica, storia. Vorrei sentire raccontare delle storie. Vorrei stare su un materasso che è per terra. Potrei uscire anche solo una volta al mese per andare alla bottega sotto casa per comprare del cibo. Mi fa male la mano ma voglio scrivere. Aspetta, mi riposo un po' (lui mi ha sorriso). Vorrei scrivere di musica ma non c'è tempo, lo sai. Potresti venirmi a trovare ogni tanto. Ti offrirei una Rossana. Stronza (pensavo), io e lui possiamo parlare lo stesso. Secondo me dovresti rispondermi. Sono brutti i fogli bianchi.

Con certa gente è meglio non intraprendere una relazione. Poi diventi come loro.

No, sono loro a diventare come te. E tu non prestare troppo attenzione a ciò che dici e scrivi e a come lo fai. Dici delle belle cose solo quando non lo sai. Ci stai pensando? smettila.

Pensare mi piace. Mi piace Schopenhauer, dovrebbero studiarlo tutti. Certa gente non scoprirà mai nulla.

No, sarebbe un'imposizione. Lascia che lo scoprano da soli. Forse qualcuno lo farà, domani. E ti preoccupi per loro? Io ne rido. Tra un po' saremo d'accordo. Ah, ti voglio bene.

Io non mi preoccupo, mi dispiace e basta. Siamo tutti ignoranti.


Bisognrebbe metter da parte la politica, il calcio, la storia. Sono cose che vanno via. Restano solo le cose belle, originali, geniali. Socrate era un simpaticone e tu non lo sai.

Era un genio. L'ironia!

Tra un po' la professoressa ci prenderà questi fogli. Le scriviamo qualcosa?

Se ne è accorta già da un po'. Lasciamole i nostri saluti.

No, no. Io ho delle cose da dire. L'importante è l'apparenza. Sembra che conti soltanto che ci sia silenzio. Il silenzio corrisponde all'attenzione qui dentro.

Il problema è che non vuol cambiare idea, non cambierà mai. Io ho smesso da tempo di cercar di far cambiare idea a qualcuno.


Abbiamo poco tempo per farlo, dai. Sei contro il potere e non lo sai.

Sono contro il potere ma non lo rifiuto e dico che è necessario. Vorrei essere libero ma delle regole sono necessarie.

Il potere è necessario.. ma a chi? a cosa? Sicuramente non a me e a te. Hai paura. E' una buona forma di protesta la nostra, penso.

Sembra una dittatura, il sistema scolastico.

E' peggio. Almeno in una dittatura tutti i sudditi sono uguali. Qui no. Ci sono anche quelli più bravi, i migliori.

Già, 'sti stronzi..

Non ci possiamo vendere. Per niente. Mai. Io e te no. Gli altri s'annoiano, ascoltano a tratti. Guarda.

Molti di questi si sono già venduti. La odio. si. (Ci fissava)

Mi viene da ridere, guardiamola. Se penso non può dirmi niente, vero? Rido nel pensiero allora. E' curiosa da morire. E ha il potere.

Può dire che non stiamo attenti, che non seguiamo queste cose tanto noiose. Il potere? Ma chi? No.

Ok, ok. Calma. Ora viene qui a strapparmi..

Urla. "Ma cosa stai facendo? Basta! Tripi stai scrivendo da mezzora! Ma cosa scrivi? Non ti interessa quello che stiamo dicendo? Basta! Basta! (era rossa in viso e si muoveva. io la guardavo con i soliti occhiali buffi e rimanevo più che seria) E' da un anno che non segui! Perchè scrivi? ("mi sembrava importante", le ho detto) Basta! Basta! (vedevo gli occhi dei miei compagni che ora mi fissavano ora mi davano le spalle. nessuno rideva) Sara, continua tu a leggere!" (io ho continuato a scrivere, invece)

Questa è la reazione. Calma Cetty, calma. Sei calma, no? Fai bene a crederci.

Sì. E' una rivoluzione? Mi vien da ridere. Perchè dev'essere una lotta continua? Basta dai. Non ha vinto lei. Ho vinto io, abbiamo vinto noi. Continuo a non seguire. E parla di libertà poi. Aspè.

Non capirà mai perchè non segui. E non lo accetterà, soprattutto.

Mi dai le tue parole? Voglio metterle insieme alle mie. E' questa la nostra libertà.

Queste? Sì, certo. Sono bravi tutti a parlare di libertà.

Non voglio smettere.

Sono d'accordo, neanche io.

Deve finire così? sì. Gabriele mi ha mandato dei baci e ha riso.

Ah! Dino ha una faccia proprio grande con quei capelli corti. Non so cosa mi resterà di questi anni. Avrò imparato qualcosa ma non avrò migliorato di certo la mia cultura (scolastica).

(Io ho solo sorriso guardando in avanti. Ah, ho abbassato gli occhi per scrivere)

banalità, rabbia, stanchezza

venerdì 3 dicembre 2010

L'estremismo si vede dagli occhi?

Ci sentiamo parte di qualcosa che qui non esiste. Credevamo di fare la rivoluzione ed eravamo morti e vuoti; non di idee, ma di forza.
Siamo parte di qualcosa che non ci appartiene. Quello a cui apparteniamo non è nostro.

"Possiamo fare soltanto 50 assenze", mi dite. Diritto di manifestare venduto ad una legge. Me ne vergogno.
La rivoluzione del tempo libero.
Non sappiamo far nulla di meglio.
Scioperi indetti dall'alto e dunque giustificati. Sorrisi che non hanno niente di vero e non lo sanno. Quando si apre la bocca si sente solo il cattivo alito.


(In foto, Graziano)

Per manifestare si coprono questi studenti. Viso nascosto, labbra che si muovono, mani che non possono rimanere al posto sbagliato. Sono rabbiosi e hanno gli occhi scoperti. Ci siamo capiti, io e loro. Per gli altri sembra già tardi. Vorrei tanto essere lì (senza saper bene dove).

mercoledì 1 dicembre 2010

niente di te

E' tristezza. Passeggia di corsa e ci afferra le mani. Ci credo alle stupidaggini.
Morire felicemente, pensavo. Non ho paura e ho sempre amato il vuoto.
Tutti gli avvenimenti e gli oggetti perdono forza. La solitudine cammina più in fretta della tristezza. Ai momenti perfetti non ci credo da tempo. Alle emozioni sì. Insegnano che se qualcosa è importante possiamo essere banali.


(In foto, Giada)

Non potremmo far altro che essere amici ed ubriacarci insieme.
La moda del lento può solo tornare. E' bene.
Come se non ci fossimo mai incontrati.
Non so vivere una sola vita, imparalo.

domenica 14 novembre 2010