venerdì 3 dicembre 2010

L'estremismo si vede dagli occhi?

Ci sentiamo parte di qualcosa che qui non esiste. Credevamo di fare la rivoluzione ed eravamo morti e vuoti; non di idee, ma di forza.
Siamo parte di qualcosa che non ci appartiene. Quello a cui apparteniamo non è nostro.

"Possiamo fare soltanto 50 assenze", mi dite. Diritto di manifestare venduto ad una legge. Me ne vergogno.
La rivoluzione del tempo libero.
Non sappiamo far nulla di meglio.
Scioperi indetti dall'alto e dunque giustificati. Sorrisi che non hanno niente di vero e non lo sanno. Quando si apre la bocca si sente solo il cattivo alito.


(In foto, Graziano)

Per manifestare si coprono questi studenti. Viso nascosto, labbra che si muovono, mani che non possono rimanere al posto sbagliato. Sono rabbiosi e hanno gli occhi scoperti. Ci siamo capiti, io e loro. Per gli altri sembra già tardi. Vorrei tanto essere lì (senza saper bene dove).

4 commenti:

  1. "Mi chiedevo se è possibile che i ruoli in un'amicizia cambino a un certo punto, o invece sono destinati a restare uguali attraverso lo scorrere del tempo e il lento trasformarsi delle persone; se l'interesse di una conversazione tra noi sarebbe sempre stato sbilanciato a suo favore."
    Grazie, davvero un bel libro.

    RispondiElimina
  2. Il 14 a Roma c'erano tanti ragazzi come me, ho visto tante facce incazzate intorno a me, ne abbiamo lanciati di sassi. Abbiamo urlato, eccome. Abbiamo colpito simboli del potere, del consumo, dello sfruttamento. Del capitalismo. La situazione è difficile. C'è bisogno di gente che fa i primi passi, sei con me?

    Il compagno di Roma conosciuto oltre mare.

    RispondiElimina
  3. Francè, smettila di farmi sorridere così spesso.
    "Evviva i colori", sì.

    RispondiElimina